Lara Roman

Impiegata


Le mie origini sono rumene, ma ormai vivo ad Asti da più di 20 anni. Sono impiegata in una ditta privata astigiana, ho fatto la volontaria AVO, sono iscritta presso la Prefettura come mediatore interculturale.

Orgogliosamente vi dico che nel corso della prima ondata sono stata impegnata in prima linea contro il Covid come “Oss” presso la clinica San Giuseppe e in appoggio all’ospedale Cardinal Massaia.

Non sono brava a parlare di me, non sono per niente social (non utilizzo Facebook, né Instagram) e possibilmente evito le fotografie. Temo che la mia schiettezza potrebbe urtare, ma non posso farci niente… Sono sempre diretta e trasparente. Trovo che il male delle istituzioni di oggi sia rappresentato dal clientelismo e dalla poca meritocrazia. Vedere che si rischia la decadenza della città è triste, perché penso che con un po’ di volontà da parte di tutti si potrebbe fare tanto.

Mi urta particolarmente la tolleranza delle forze dell’ordine verso i vandali, verso i proprietari dei cani di grossa taglia lasciati liberi ai giardini in centro (dove ci sono anche tanti bambini), bici che sfrecciano all’interno del parco nonostante i cartelli di divieto, la quantità di rifiuti che spesso invade la città e i pochi cestini, anche essi pieni perché spesso non svuotati.

Mi preoccupa la sicurezza degli anziani soli e sparsi per la città e penso che sia necessario pensare seriamente a un progetto per far sì che non si sentano abbandonati al loro destino, come nuovi villaggi dove possano portarsi anche l’amico a quattro zampe (nelle case di riposo non si può), un orto, una cucina in comune dove possano fare la pasta, le conserve. E ancora: cucinare insieme, avere a disposizione spazi per condividere attività (cucire, giocare carte o stare semplice a chiacchierare).

A mio avviso occorre rivedere i criteri dell’assegnazione delle case popolari:c’è gente che non possiede veramente nulla e non dispone nemmeno di una casa; di fronte alle case popolari, però, si vedono spesso parcheggiati “macchinosi” di un certo tipo. Sarebbe utile impegnarsi nel miglioramento della funzionalità del centro per l’impiego. Provare a impiegare veramente coloro che percepiscono sostegno economico dallo Stato in attività socialmente utili affinché non sia possibile svolgere attività in nero in parallelo. Cercare di fare abbassare gli affitti degli spazi commerciali, per almeno qualche anno, per favorire l’apertura di nuove attività. È chiaro, infatti, che i numerosi spazi sfitti, ad Asti, non trasmettano una bella immagine della città. La lista sarebbe lunga, ma per ora mi fermo qui.

 

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